Bruno Rombi, A Costantino Nivola

Solo l'intima percezione di una interiore affinità con l'artista può aver suggerito a Bruno Rombi la commozione di questo straordinario poemetto.

Li accomuna la loro origine e la devozione a quella Zolla stesa sul Mediterraneo che ai due si presenta come memoria mitica, insostituibile nutrimento e come porto sicuro al proprio viaggiare.

E li accomuna l'esodo, la lontananza fisica dalla radice inestirpabile che si sono portati dentro coltivandola nell'intero arco della vita.

La consonanza biografica consente quelle affettive che traspaiono dall'incontro di questo omaggio.

Rombi ripercorre le tappe più significative dell'itinerario umano e artistico di Nivola, ma con il passo lento e leggero di chi, mentre rievoca, contempla e riflette.

Può descrivere quasi in diretta, come si può per chi conosciamo da sempre.

La composizione fa sporgere i segni non oleografici di una vita aspra, inzuppata di silenzi e di sogni dolorosi. (Prefazione di Ugo Collu)

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