Saltellando tra terra e
cielo", in apparenza opera prima di Daniela
Tarabugi dal titolo lieve e ironico ma, ad una
attenta lettura del testo, significante di
profonde istanze spirituali, mi suggerisce alcune riflessioni sulla
produzione poetica di questi ultimi decenni, che va dal minimalismo
al canto melodico interiorizzato,
salvo rare eccezioni.
[...]
La poesia della Tarabugi con
garbo, con rara sensibilità si inserisce nel panorama della poesia femminile (sia
chiaro, della poesia scritta dalle donne), confermando la validità
dell'altro concetto, sempre ribadito dal critico Gaetano Salveti,
della poesia come "necessità", e "svolgimento di questa
necessità".
[...]
Il tema dominante di questa
silloge è l'amore nelle sue molteplici epifanie: dalla tenerezza
struggente di un breve incontro ("Come sabbia nel deserto ci
sfioriamo / nello stesso vento") alla passione ("Vorrei, sì/vorrei... felice /come
vento/avvicinarmi a te / avvolgerti in seta /
vorrei...); dalla presenza virtuale dell'altro ("Seduta al tavolino
di un bar") alla propria presenza contesa tra "Desiderio" e
"Paura", le due pulsioni che oscillano opposte nella vita di ogni
donna; al sogno, all'incomunicabilità, al passo d'addio contenuto
nel ricordo ("Il tuo braccio") stemperato nel rancore, o
semplicemente nel giudizio che investe la persona soggetto oggetto
del rapporto, quasi un correlativo oggettivo eliotiano, ossia il
risultato di una catena di eventi.
Altri motivi: l'attesa, la
ricerca, l'introspezione per chiarire, per chiarirsi, un guardarsi
dentro per scoprire, se sarà mai possibile, il risvolto di un
sentimento, di una scelta, all'ombra della fine, del tradimento,
dell'abbandono. [...] (dalla prefazione di Maria Pia Argentieri)