Gigi Dessi, Dire chi siamo

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Non son pochi i poeti che restano legati da quel filo sottile, quasi invisibile, al loro primo destino, che sentono la dismisura del tempo, che rende impossibile una mutazione e nello stesso tempo inaccettabile un adeguamento.

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Gigi Dessì, di cui avevamo conosciuto ed apprezzato una poesia di condensati stilemi, di assorte illuminazioni, in cui bruciava l'esperienza di una cultura postermetica di ungarettiane suggestioni, ripropone al lettore il programma (che è anche domanda). di una ricerca d'identità.

La novità rispetto alla precedente esperienza non sta solo in un fatto formale, nella distensione della frase poetica nelle sequenze non vitree né taglienti in cui il discorso si svolge; che anzi, come deve essere, il rinnovamento si fa apprezzare nella continuità, nella capacità di scavo, nel più sapiente fraseggio di forme "alte" non rinnegate.

La novità e l'interesse della raccolta, sono da riconoscere nella dolorosa drammaticità dei percorsi, nella determinazione d'inchiesta che porta alla strenua ricerca d'identità in un mondo di labili apparenze, in cui ogni cosa che credevamo certa, noi stessi, natura, speranze, destino, la genuinità stessa del nostro impegno, si rivelano deboli, di fragili fondamenti e forse fantasmi se non menzogne. [...]. (dall'introduzione di Michele Dell'Aquila)

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