La profonda solitudine
dell'uomo contemporaneo, la tristezza cosmica che ci avvince al
pensiero della nostra finitudine di uomini ancora schiavi degli
istinti e delle contraddizioni psicologiche, mentre presumiamo di
poterci affacciare sul mistero del Cosmo, sono i motivi di fondo
della poesia di Oliver Friggieri.
Lontana da referenti banali,
del tutto calata nel senso più profondo dell'esistenza umana, tale
poesia si propone all'attenzione del lettore per l'estrema sincerità
dei sentimenti, esibiti senza pudore, quasi con una sorta di urgenza
a contraddire il dilagante opportunismo, la smaccata superficialità
del vivere contemporaneo.
Il processo di contraddizione
della realtà inamena si realizza attraverso momenti distinti di
dialettica, alla base della quale il poeta pone un accurato e
profondo procedimento auto-analitico, un confronto a tratti persino crudele con se
stesso.
La sua intenzione sembra
essere quella di verificare, prima ancora di farsi portavoce di un
messaggio, le proprie capacità di sentire, di comprendere, di
partecipare al processo irreversibile della storia.
[...]
Si può dire che sotto il
profilo pubblico Oliver Friggieri incarna la figura dell'Ulisside
mediterraneo, nostalgico della propria isola, ma anche proteso al
passaggio tra le Colonne d'Ercole per spaziare lo sguardo su più
ampi orizzonti.
[...]
Ma l'orto privilegiato dal
poeta Friggieri è quello precario ma soave del sentimento, dolce ma
dolente dell'amore, del turgore dei sensi e della pienezza
dell'anima. [...] (dalla prefazione di Bruno Rombi)