[...]
In
questa silloge di Tiziana Grassi si legge il suo io plurale, c'è
spazio per l'urlo
del cuore, la lacerazione dei sentimenti privati, gli amori, i figli,
il coraggioso sradicamento dalla famiglia d'origine,
ma appare anche Carmela, Maria, la precaria nel lavoro.
Mentre
si presentano i ricordi e le immagini di sentimenti frustrati,
ribelli, frantumati,
ecco che la poesia di Tiziana Grassi si allarga e l'io diventa noi, fino
a con-prendere anche l'io maschile.
Perché
Tiziana Grassi giunge alla poesia dopo un'intensa attività di
saggista e
di
giornalismo sociale, con particolare attenzione ai migranti. E così
anche le sue
liriche sono in viaggio, sono il viaggio senza sponda, un di più di
coraggio con
l'animo aperto al futuro ed agli altri.
[...]
La
stessa metafora del mare, e della sua sineddoche, la sponda, collega
versi
personali a situazioni sociali allargate. Quando la sponda è il
rifugio, la salvezza,
cosa vuol dire esserne
senza?
Senza
sponda nell'angoscia di un presente inquieto, vagando con la
propria solitudine riflessa nelle vetrine illuminate nella difficoltà
quotidiana. E siamo nel registro delle
occorrenze
personali; ma poi senza sponda anche i giovani precari a vita, il
migrante che arriva nel nostro paese cercando un porto sicuro dove
fare nido, senza sponda. Così la vita è un "cimitero di sogni". [...]
Questa
silloge di Tiziana Grassi ci indica la strada maestra della vera
poesia che dall'intimo del poeta deve collegarsi con gli "altri",
insieme destinatari e
protagonisti.
In
questi versi si legge dunque la voce di cuore e intelletto: il
sentimento è nell'amore, nel canto amaro di chi è abbandonato e
deve ricominciare; la mente è nella spietata descrizione di una
società dolente, che sfrutta
ed è sfruttata.
Eppure "Senza sponde" di Tiziana Grassi contiene un atto di coraggio, il non
arrendersi davanti alle avversità,
davanti al dolore. Ci sono versi molto indicativi: la zattera del
naufragio, schiaffeggiata dalle onde, ospita un cuore indomito, senza
paura che può accogliere chiunque sappia guardare con uguale fiducia
e caparbietà il futuro. [...]
(dalla
prefazione di Neria De Giovanni)