Con "Veglio il presente",
Carla Rugger si chiede "come un bimbo"
la propria essenza, ossia quel che la riveste, nella carne e nello
spirito.
La domanda è drammatica,
filosoficamente collocabile in un area euristica che richiama, quasi
rapidamente, Schopenhauer.
Cosa è infatti il "presente",
cosa vuol dire la veglia?
Si
potrebbe dire per sfuggire la serietà della domanda, che ci troviamo
in un angolo chiuso, dove quel che conta è solo il presente, che la
memoria storica "divora dentro", che il ricordo è
solamente passato non più riscontrabile nel presente che mi divora
dentro ma forse è altrove la risposta a questa domanda: poeticamente
essa diventa la ricerca dell'immaginario, dell'ordito paziente della
mia esistenza.
[...]
Carla Rugger è poeta di
notevole rilievo: la sua poesia che sembra presentarsi come una serie
di emozioni intimistiche, possiede invece una ricchezza di
significati che si fanno di volta in volta ricchezza di poesia.
(prefazione di Gaetano Salveti)