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È
un paese immaginario quello che appare spesso nei versi di Corona.
Potrebbe essere Santu Lussurgiu o Berchidda oppure qualsiasi altro
pueblo della Spagna o del
Messico. E potrebbe essere anche un luogo ideale che sta nei nostri
cuori e nelle nostre menti più che nelle carte geografiche del
mondo.
La poesia di Giovanni Corona è
così. È immaginata prima che immaginaria quanto a volte reale e
concreta. Descrive il mondo ed i sentimenti tracciandone una mappa di
voci universali e nei suoi versi potremmo essere dappertutto: Monte
Oe, come per Tolstoj, è la montagna delle montagne ed Orgosolo
diviene il centro del mondo, di tutti i ragazzi del mondo che
percepiscono il difficile cambiamento del passaggio dall'infanzia
all'età adulta.
Ma è il suono il vero
collante di questa opera. Il suono delle parole ed il sibilo
rassicurante di quel vento che è della Deledda, di Ungaretti e di
Van Ghog. È un vento che accomuna e che ci unisce nella poesia
ancorché nella vita.
[...]
Per questo "Mi fioriva
un'Isola nel cuore" non poteva essere il titolo più appropriato.
Per una opera che parla di Sardegna e del suono dei suoi venti.
Venti portatori di semi che
anticipano il nascere di «un fiore di luce nel quale annegare
l'anima>>. (dalla prefazione di Paolo Fresu)