La voce - intenerita e
orgogliosa, ferita e furente - di una donna lucana di oggi, Lorenza Colicigno, fin
dai primi versi di questo suo poema, "Canzone lunga e terribile per Isabella
Morra", e poi via via lungo l'intero arco vibrante dell'opera,
(destinata a mutarsi in opera sinfonica), richiama a sé,
travalicando oltre quattro secoli, la figura, il corpo, e le parole,
specialmente, di un'altra donna lucana, Isabella Morra, distante
appunto quattro secoli.
[...]
Eppure "nostra". Perché per noi oggi - è
successo tutto rapidamente, nel volgere di due decenni - le parole di
Isabella sono diventate una piccola preziosa eredità femminile, un
patrimonio collettivo la sua preziosa compatta scrittura poetica che
scintilla d'amore e di ira, come un diamante nero. [...] Isabella,
dunque, aveva soltanto ventisei anni, e scriveva, e continuava a
scrivere, disperate bellissime poesie, quando i fratelli, Decio,
Cesare e Fabio - era il 1545, o forse '46, le date della vita e della
morte delle donne si perdono spesso negli sterminati libri
della Storia - semplicemente la pugnalarono, nel suo letto di fanciulla, nella
solitaria Rocca di Favale, (oggi Valsinni), feudo della loro - e
della sua, di Isabella - nobile e decaduta famiglia.
Ma le ragioni dell'assassinio?
Ragioni "d'onore", si capisce, le più naturali per l'epoca, e le
più labili, anche [...]: una lettera, sequestrata al precettore- lui
stesso annientato insieme alla sua
allieva, - [...] una lettera che "forse" era stata indirizzata ad
Isabella da Diego Sandoval de Castro, un cavaliere spagnolo, e poeta
anche lui... Ma forse era stata invece la
moglie di Don Diego, la bella Antonia Caracciolo, a scrivere quella
lettera alla più giovane amica: che l' aveva presa, a modello ideale
di grazia e fortuna, dedicandole versi innocentemente amorosi, e
pieni di speranza. [...] (dalla prefazione di Adele Cambria)