Quali saranno i sogni della
luna? Sergio Bolgeri in questa sua quarta
silloge è poeta notturno, ma lui ama i colori,
la natura sfumata in nebbie, tramonti o albe. L'incanto notturno
rischiarato dalla luna nella nuova raccolta è luogo/tempo simbolico
per l'epifania di memorie, riflessioni, persone.
Allora riconosciamo il Bolgeri
già apprezzato nelle tre sillogi precedenti,
ad iniziare da quella dell'esordio, "Quando verrà l'autunno",
seguito da "Poesie per un sogno" e "Poesie per te". I sogni.
Eccoli. Ecco la parola che sigla il tratto comune, il passaggio, la
continuità tra le varie opere.
Sogni, non fantasticherie.
Sogni come momenti profondi per accorgersi di fatti minimi, di cose e
sentimenti cui la fretta di vivere ci ha disabituato.
È innanzitutto la riflessione
sul tempo che scorre via, sulla vita che è già vissuta nell'attimo
in cui ci si accorge di viverla.
Bolgeri poeta è attento alla
natura, vive intensamente le ricchezze che ognuno di noi vede ma che
pochi riescono ad apprezzare: il vento di libeccio che inonda di
colori la tanca, il mare, il cielo, le foglie. La natura, appunto.
A questo proposito è nota la
posizione di Bolgeri in tutti i suoi
scritti, poesia e prosa come nei reticolati della sua
pittura.
[...]
L' io poetico attraversa tutte
le poesie a descrivere la campagna ed il mare
della Sardegna, a registrarne le voci, i profumi, i
colori ma anche i pericoli che provengono dalla
cosiddetta civiltà.
È un io mai arrogante, mai
superbo, a volte ironico che non ha paura però di
dimostrare fragilità e timore della
solitudine, davanti alla ruota della vita che si consuma, e
finisce, come un gioco appena iniziato. [...] (dall'introduzione di
Neria De Giovanni)