Quando ha lasciato la terra
per partire emigrato, nel suo sacco Totore Cherchi vi ha messo il
quaderno degli appunti. Erano fogli dove, dal tempo della sua prima
giovinezza, aveva cominciato a notare certi fatti che accadevano
attorno a lui.
Allora
gli orizzonti di Orosei non erano quelli di oggi ed il mare era un
confine con poche speranze.
È
partito
seguendo la scia dei compagni, senza neppur sapere dove si stava
dirigendo, e cosa dovesse fare. Sapeva, questo sì, che stava andando
a lavorare.
Per
uno come lui non era difficile trovare un mestiere nuovo. E l'ha
fatto nelle scelte meno consuete, imbarcandosi in un bastimento, e
navigando i mari dalle parti del Nord dell'Europa, la fantasia non
gli mancava.
Ogni
tanto, per non essere travolto dalle lontananze, prendeva il diario e
annotava i pensieri.
[...].
Lontano
dalla sua terra quel racconto gli ha consentito di non smarrire il
rapporto con cose e persone lontane. Anzi, un giorno ha cominciato a
ribaltare i fatti, perché ha avvertito il bisogno di viverli in
prima persona, diventandone egli stesso uno dei protagonisti.
[...]
Ecco:
questo racconto è servito a Totore Cherchi per dare un senso alla
vita lontano dalla casa e dal paese. Lontano dalla sua gente.
[...]
I
personaggi di questo racconto sono pochi. Quelli che abitano nella
casa de "Sas Murtas", a una decina di chilometri dal paese di
Orosei.
[...]
Sbalzato
dalla casa, e costretto a vivere a contatto con società assai
diverse dalle sue, Cherchi ha capito quale conforto poteva derivare
dal pensare alla sua terra, ai suoi monti e ai suoi cieli.
[...]
Cherchi
ha saputo dare un senso alle lontananze; ha assegnato un valore anche
al rapporto con tante genti diverse, verso le quali ha avvertito il
senso della collaborazione e della relazione amicale. [...] Verso
altri uomini che, in questa o quella parte del vasto mondo hanno
accolto con rispetto un loro messaggero popolare.
[...].
(dalla prefazione di Enzo Espa)